Glossario

Conoscere gli adesivi

Parole e frasi per spiegare caratteristiche e funzionalità di adesivi e nastri adesivi

Adesivi e collanti: tipologie di prodotto

Varianti a base in gomma nitrilica, gomma policloroprenica, copolimero sintetico, elastomero sintetico. Questi polimeri sono disciolti in un solvente. Questi adesivi funzionano a incollaggio umido, a parziale evaporazione o a contatto.
Varianti a base acrilica e policloroprenica. Le resine sono disperse in soluzione acquosa. Funzionano a incollaggio umido e a contatto. 
Varianti a base EVA, poliolefine, poliammidi. Questi sono tutti adesivi solidi (senza solvente) che sono attivati sciogliendoli alla temperatura di attivazione. La velocità di raffreddamento determina il tempo aperto dell’adesivo. Esistono anche nelle versioni a base poliuretano reattivo e in questa variante forniscono prestazioni strutturali: shear di taglio ≥ 100 kg/cm².
Varianti a base di elastomeri sintetici, policloroprene. Adesivi per assemblaggio rapido di materiali leggeri o per incollaggi riposizionabili. Funzionano a incollaggio umido o a contatto.
Varianti a base poliuretanica (no solvente), cianoacrilica (solvente butilico, metilico, etilico). Forniscono unioni con prestazioni strutturali: shear di taglio ≥ 100 kg/cm².
Epossidici, polimerizzano a caldo. Forniscono unioni con prestazioni definite strutturali: shear di taglio ≥ 100 kg/cm².
Varianti a base epossidica, poliuretanica, acrilica. Sono composti da 2 prodotti che vengono miscelati fra loro in proporzioni stabilite prima dall’applicazione. Forniscono unioni con prestazioni definite strutturali: shear di taglio ≥ 100 kg/cm².
Siliconici (acetici, ossimici), butilici, nitrilici, poliuretanici, sintetici. Si utilizzano nelle diverse formulazioni in base ai materiali da sigillare e alle condizioni di utilizzo.

Caratteristiche delle superfici da incollare

Processo che porta a contatto un liquido a un solido. Si ricava con l’angolo di contatto, misura termodinamica definita come l’angolo formato dall’interfaccia liquido/fluido (aria) con l’interfaccia liquido/solido (di riferimento).
"L’applicazione di un adesivo ad un qualunque substrato deve essere sempre preceduta da una accurata pulizia della superficie da adesivizzare. Lo sporco presente sulle superfici riduce il contatto diretto fra adesivo e superficie limitando l’efficacia dei legami. Per la pulizia è importante utilizzare un prodotto sgrassante come l’alcool isopropilico, o l’acetone nel caso siano da incollare plastiche su cui siano presenti cere o distaccanti da stampo. In alcuni casi può essere necessaria un'abrasione della substrato, cioè l'asportazione superficiale di materiale a seguito di ripetute azioni di attrito.
Le superfici possono anche essere trattate con un primer. Un primer è una sostanza che si lega tenacemente al substrato ed espone sul lato libero molecole molto affini all’adesivo da applicare."
Una superficie irregolare o non planare (ad esempio leggermente curva come un cofano di un auto) risulta tanto più difficile da adesivizzare quanto maggiore sarà la sua irregolarità. Adesivi con spessore maggiore garantiscono in questo caso prestazioni superiori perché sono in grado di compensare i dislivelli aderendo meglio alle superfici. Per lo stesso motivo con riferimento alle schiume acriliche risultano più efficienti adesivi “morbidi” rispetto a quelli definiti “fermi”.
La temperatura è una proprietà fisica legata allo stato di agitazione delle particelle che compongono una sostanza. La temperatura di un substrato può essere diversa da quella ambientale secondo le sue capacità termica, proprietà isolante e capacità di assorbimento della radiazione solare. Ciò significa che, data una specifica temperatura di applicazione di un nastro adesivo, potrebbe verificarsi che la temperatura ambiente sia compatibile con il prodotto ma quella del substrato no. Pensiamo ad esempio ad una lamiera esposta al sole (quindi riscaldata per irraggiamento fino ad una temperatura molto più alta di quella dell’aria circostante), oppure per la situazione opposta, ad un componente in materiale isolante che viene spostato da un ambiente freddo ad uno caldo e che impiegherà molto tempo a tornare alla temperatura di equilibrio.
La rugosità è una proprietà della superficie di un corpo, costituita da microimperfezioni normalmente presenti sulla superficie. Tali imperfezioni si presentano generalmente come solchi o scalfitture, di forma, profondità e direzione variabile. Le superfici rugose richiedono l’utilizzo di adesivi di maggior spessore e “morbidezza”, caratteristiche che consentono all’adesivo di adattarsi alla superficie riempiendo gli interstizi.
E’ espressione delle forze superficiali dei materiali e un indicatore della capacità di una superficie di legarsi ad un adesivo. Si definisce come l’energia necessaria per aumentare la superficie di un dato volume di liquido di una quantità unitaria. Nel caso di superfici solide, non essendo la superficie variabile per un dato volume, si misura come bagnabilità (praticamente con la reazione di un liquido al contatto con la superficie solida stessa).

Definizioni varie di prodotti adesivi

Struttura molecolare flessibile, più adatta al carico dinamico e a stress ripetuti, come ad esempio le vibrazioni, le dilatazioni termiche e agli urti.
E’ un adesivo con struttura molecolare rigida, molto resistente al carico dinamico e al taglio.
E’ un adesivo che presenta valori di resistenza al taglio ≥ 100 kg/cm², alla temperatura di 24°C.
Combina i vantaggi degli adesivi rigidi, di cui conserva l’altissima tenuta meccanica, con quelli degli adesivi flessibili.
Viene utilizzato per facilitare il posizionamento di loghi o scritte sulla superficie da decorare e per dare più consistenza al film autoadesivo: può essere di carta o film trasparente per favorire il montaggio di grafiche a colori.
Adesivo che non si adegua alla ruvidità delle superfici, definito "a basso tack". In compenso risulta facile da trasformare e ha ottime caratteristiche di resistenza agli agenti atmosferici e ai solventi.
Adesivo in grado di adeguarsi velocemente ad una data rugosità superficiale del substrato, conformandosi ai suoi interstizi, garantendo una buona adesione iniziale (alto tack).
Lo strapping consiste nell’applicazione di nastro a dei prodotti imballati per assicurarli, rinforzarli e tenerli insieme.
E' una piccola linguetta che viene applicata al liner di un nastro per facilitarne lo spellicolamento.
Il tear strip tape è un nastro sottile che serve per l’apertura agevole, rapida e sicura delle confezioni in cartone, film plastico o cartone corrugato.

Fattori di rischio per l'incollaggio

I raggi UV modificano la struttura chimica dell’adesivo inficiandone le proprietà. Questo effetto avviene nel tempo. Tanto maggiore è la resistenza agli UV tanto più un adesivo sarà in grado di  mantenere le proprie proprietà “leganti” se esposto alla luce del sole.
I plastificanti sono additivi chimici utilizzati nella lavorazione dei polimeri plastici. Possono cambiarne le caratteristiche rendendoli ad esempio più plastici e lavorabili a basse temperature. I plastificanti possono trasferirsi nel tempo dalla plastica all’adesivo alterando le proprietà delle fibre adesive e indebolendo il suo legame con il substrato.
L’acqua o altri liquidi idrofili possono penetrare nella massa adesiva, indebolire l’adesivo e inattivare un legame. Alcuni adesivi, in particolare quelli a base solvente e le schiume acriliche, hanno superiori caratteristiche di resistenza all’azione dell’acqua perché la loro struttura chimica li rende impermeabili.  
I solventi possono sciogliere l’adesivo e inattivarne le forze di legame. Alcuni adesivi, in particolare quelli in emulsione acquosa e le schiume acriliche, hanno una resistenza superiore all’azione dei solventi perché la loro struttura chimica li rende impermeabili e invulnerabili.
L’applicazione di un adesivo a temperature diverse da quelle stabilite dal produttore può rendere il prodotto inefficace. In particolare a bassa temperatura gli adesivi (specialmente gli hot melt) perdono il loro tack iniziale e tendono a cristallizzare. Ad alta temperatura diventano troppo “liquidi” con conseguente rapido abbassamento di resistenza al carico.
Intervallo di temperatura all’interno del quale un adesivo applicato mantiene inalterate le sue prestazioni di adesione (al termine della fase di riposo).

I liner dei nastri adesivi

Carta ottenuta mediante ulteriore processo di laminazione in una supercalandra al termine del processo di produzione di una carta normale. Il processo la rende più sottile, traslucida, resistente all’acqua.
PVC
E' il polimero del cloruro di vinile. Puro, è un materiale rigido; deve la sua versatilità applicativa alla possibilità di essere miscelato anche in proporzioni elevate a prodotti plastificanti o a composti inorganici che lo rendono flessibile e modellabile.
I poliesteri sono una classe di polimeri ottenuti per polimerizzazione a stadi via condensazione che contengono il gruppo funzionale degli esteri lungo la catena carboniosa principale.
Versione del film in polipropilene con resistenza alla trazione e alla rottura molto superiore allo standard lungo entrambi gli assi.
Carta realizzata con polpa di cellulosa purificata dalla lignina con trattamento chimico (trattamento kraft). E’ molto resistente perciò adatta a fare da supporto all’adesivo.
E’ una carta che viene rivestita con una particolare miscela di sostanze per impartirle determinate ulteriori caratteristiche fisiche, come la lucentezza, la patinatura, la resistenza all’umidità, la permeabilità agli inchiostri ecc…
E’ una carta che viene rivestita su uno o entrambi i lati con uno strato sottile di polietilene o polipropilene che gli conferiscono una più elevata resistenza all’umidità.
E’ un polietilene poco ramificato, con forze intermolecolari elevate e maggiore rigidità rispetto al LDPE.
E’ composto da polimeri molto ramificati. E' quindi un materiale duttile e flessibile.
Versione del film in polipropilene con resistenza alla trazione e alla rottura molto superiore allo standard lungo un asse.

Il supporto dei nastri adesivi

Il termine “acetato” viene utilizzato per indicare più polimeri. Quello più noto è il triacetato di cellulosa le cui caratteristiche di stabilità dimensionale lo rendono adatto alla produzione di pellicole a bassa deformabilità (è stato utilizzato in passato per le pellicole cinematografiche). Caratteristica peculiare del triacetato è la sua resistenza alle alte temperature.
Alluminio trattato termicamente. Si riscalda a 350°C e si raffredda a temperatura ambiente. La struttura incrudita ricristallizza in nuovi grani privi di sforzi interni e si ottiene una struttura dolce e duttile.
Esistono nastri adesivi metallici il cui supporto può essere realizzato con metalli particolari, utili in base a specifiche situazioni di impiego. Ad esempio il piombo può servire nelle realizzazione di opere di lattoneria nel settore edile; il nastro in zinco ha proprietà anticorrosive laddove possono sorgere problemi legati a fenomeni di corrosione da processi elettrolitici; il nastro in rame può essere utilizzato come conduttore.
Versione del film in polipropilene con resistenza alla trazione e alla rottura molto superiore allo standard lungo entrambi gli assi.
La carta crespa è ottenuta attraverso la lavorazione di carta grezza. Il grado di increspatura può raggiungere il 150%. Il grado di increspatura è l’aumento percentuale della grammatura causato dall'increspatura stessa. Con l’increspatura si aumentano la estensibilità e l’elasticità della carta oltre ad aumentarne il grado di protezione nell’imballaggio.
Carta in diverse grammature, utilizzata come supporto di nastri adesivi. Per adeguarne le caratteristiche fisiche a questo impiego viene impregnata prima della spalmatura della massa adesiva. Il trattamento serve ad evitare che la carta assorba una parte consistente dell’adesivo spalmato.
Il Kapton® è una pellicola di poliimmide, sviluppata da DuPont™, formata per polimerizzazione di monomeri di immide. E’ in grado di rimanere stabile in un'ampia gamma di temperature, dai -269° C a +400° C.
Film in polipropilene con resistenza alla trazione e alla rottura molto superiore allo standard lungo un asse.
E’ un elastomero sintetico (gomma sintetica) formato per polimerizzazione dei cloroprene. Si presenta come una schiuma a celle chiuse le cui principali caratteristiche sono: elasticità, resistenza al taglio e schiacciamento, resistenza all'invecchiamento atmosferico e al calore. Risulta anche inerte a molti agenti chimici, olii e solventi. Il polimero è utilizzato anche nella miscela di alcuni adesivi.
Con "nylon" si identifica una famiglia di poliammidi sintetiche alifatiche, formate per processo di polimerizzazione. Le fibre di nylon sono composte da macromolecole lineari contenenti legami ammidici ripetuti, l'85% dei quali ha legami con catene alifatiche. Le sue caratteristiche tipiche sono: elasticità, durezza e resistenza all'abrasione.
Resina termoplastica che si presenta come un solido trasparente (forma amorfa) o bianco (forma cristallina) con ottime proprietà isolanti e di stabilità chimica.
Il polietilene tereftalato o polietilentereftalato fa parte della famiglia dei poliesteri. E’ una resina termoplastica adatta al contatto alimentare. In funzione dei processi produttivi e della storia termica può esistere in forma amorfa (trasparente) o semi-cristallina (bianca ed opaca). Viene utilizzato anche per le sue proprietà elettriche, resistenza chimica, prestazioni alle alte temperature, autoestinguenza, rapidità di stampaggio. I poliesteri sono combustibili, ma, a causa dell'intrinseca termoplasticità, tendono a bruciare con fiamma autoestinguente. Il PET si decompone alla temperatura di 340 °C.
Polimero contenente monomeri legati da un legame peptidico, siano essi naturali come proteine, lana o seta, o anche artificiali come nylon o fibra aramidica. Le fibre di poliammide sono utilizzate per le caratteristiche di resistenza e durata nel tempo.
Polimero semicristallino caratterizzato, nella configurazione isotattica, da un elevato carico di rottura, una bassa densità, una buona resistenza termica e all'abrasione.
Vasta famiglia di polimeri in cui la catena polimerica è costituita di legami uretanici. Questi materiali possiedono un'ampia varietà di proprietà e sono disponibili in ambito industriale come schiume, elastomeri e solidi.
E' il polimero del cloruro di vinile. Puro, è un materiale rigido; deve la sua versatilità applicativa alla possibilità di essere miscelato anche in proporzioni elevate a prodotti plastificanti o a composti inorganici che lo rendono flessibile e modellabile. Viene considerato stabile e sicuro nelle applicazioni tecnologiche a temperatura ambiente, ma estremamente pericoloso se bruciato o scaldato ad elevate temperature per la possibilità di rilascio di diossina.
E' il polimero del fluoruro di vinile. E’ strutturalmente simile al PVC. Il PVF è poco permeabile ai vapori, brucia molto lentamente e ha un'eccellente resistenza agli agenti atmosferici, agli agenti chimici e allo sporco. Il film noto come Tedlar®, prodotto da DuPont™, è uno dei più noti prodotti in PVF.
Il rayon, o viscosa, è una fibra che si ricava dalla lavorazione della cellulosa. Si definisce come una fibra semi-sintetica, essendo ricavata artificialmente da polimeri naturali. Il rayon è una fibra che da un tessuto con caratteristiche molto simili a quelle della seta naturale. Per questo è anche definito "seta artificiale".
Le schiume (o foam) sono una importante classe di materiali leggeri a struttura cellulare. Possono essere divise in due macro categorie in base alla natura dei pori che le compongono: schiume a cella aperta e schiume a cella chiusa. Le schiume a cella aperta hanno pori comunicanti fra loro che formano una rete di interconnessioni che può essere riempita da qualunque fluido la circondi. Le schiume a cella chiusa hanno pori separati uno dall’altro che non formano una rete interconnessa e che di conseguenza risultano impermeabili ai fluidi.
Il politetrafluoroetilene (PTFE) è il polimero del tetrafluoroetene. Normalmente è più conosciuto attraverso le sue denominazioni commerciali Teflon, Fluon, Algoflon, Hostaflon, ai cui polimeri vengono aggiunti altri componenti stabilizzanti e fluidificanti per migliorarne le possibilità applicative. È una materia plastica liscia e resistente alle alte temperature (fino a 300 °C), dotata di buona inerzia chimica e del più basso coefficiente di attrito conosciuto.
La tela è un tessuto, di qualsiasi materiale, costruito con l’armatura più semplice con cui si possano intrecciare i fili di trama e ordito. La struttura della tela si presenta uguale sul diritto e sul rovescio.
Il tessuto è un manufatto composto da un intreccio di fili perpendicolari fra loro.
Tessuto non tessuto (TNT in acronimo) è generalmente un prodotto industriale simile a un tessuto ma ottenuto con procedimenti diversi dalla tessitura. La manifattura utilizza normalmente fibre disposte a strati o incrociate unite meccanicamente, con adesivi o con processi termici.

L'adesivo dei nastri

Adesivo composto da resine acriliche in dispersione acquosa. In fase di spalmatura, l’acqua viene fatta evaporare. Buona resistenza al calore, adesività media, buona resistenza ai solventi e all’invecchiamento. Scarsa resistenza all’umidità.
Adesivo composto da resine acriliche in soluzione solvente che viene fatto evaporare durante la spalmatura. Ottima resistenza al calore, adesività buona, ottima resistenza all’invecchiamento e all’umidità. Indicato per applicazioni esterne.
Adesivo composto da gomma naturale e resine.
Adesivo composto da resine acriliche in dispersione acquosa. In fase di spalmatura, l’acqua viene fatta evaporare. Buona resistenza al calore, adesività media, buona resistenza ai solventi e all’invecchiamento. Scarsa resistenza all’umidità.
Si tratta di adesivo ottenuto dalla fusione di resine sintetiche e gomme termoplastiche. Possiede buone proprietà adesive fino a 50-60 °C. E' esente da solventi quindi compatibile con l'ambiente. Ha elevata adesività iniziale, non risente dell'umidità ma ha limitata resistenza alla temperatura, all'invecchiamento e ha scarsa resistenza ai solventi.
Schiuma di resine acriliche ad alta densità, adesiva, caratterizzata da ottime proprietà adesive e ottima resistenza agli agenti atmosferici.
Adesivo a base di gomma siliconica, un elastomero composto da catene di silicone. Questa struttura chimica conferisce al silicone e alle gomme siliconiche particolari caratteristiche di stabilità, morbidezza e resistenza alle alte temperature. L’adesivo siliconico è consigliato per applicazioni su superfici anti-adesive come ad esempio le carte siliconate e per applicazioni dove è importante la rimozione pulita e una adesività costante nel tempo.
Adesivo non attivo a temperatura ambiente. Deve essere riscaldato ad una specifica temperatura per formare il legame con il substrato. Ne esistono 2 versioni: a) adesivo irreversibile: una volta riscaldato e raffreddato per formare il legame, non si hanno più effetti da un ulteriore riscaldamento ad alte temperature; b) adesivo reversibile: solidifica formando il legame ma torna morbido riscaldandolo di nuovo permettendo il distacco delle parti incollate.

La struttura dei nastri adesivi

Cilindro interno normalmente realizzato in cartone o plastica su cui è avvolto il nastro adesivo.
Materiale removibile che protegge il lato/i adesivo/i del nastro.
Soluzione chimica spalmata sul substrato prima dell’applicazione dell’adesivo. Favorisce l’adesione fra i due.
Strato di materiale antiadesivo applicato al dorso del liner o al dorso del supporto per i monoadesivi. Esso permette al nastro di essere arrotolato su se stesso senza che l’adesivo si incolli allo strato sottostante.
Tipo di supporto caratterizzato da trama e ordito utilizzato per stabilizzare fisicamente l'adesivo.
Materiale removibile di protezione applicato al lato chiuso del nastro.
Trattamento che consente il distacco del liner dall'adesivo. Generalmente ottenuto tramite spalmatura di un sottile strato di silicone o PTFE.
Materiale di base su cui viene spalmato l'adesivo.
Trattamento elettrico del substrato atto ad aumentarne temporaneamente la ricettività all'adesivo.

Le lavorazioni dei nastri adesivi

Tagliare i nastri adesivi in fogli di dimensioni definite.
Produrre nastri adesivi sagomati secondo disegno, tagliati come pezzi singoli, partendo da rotoli o bobine.
Eseguire un taglio discontinuo sul liner primario oppure secondario di un nastro adesivo per facilitare la separazione di segmenti di rotolo o fustellati in continuo.
Accoppiare un nastro adesivo ad un altro materiale.
Produrre nastri adesivi sagomati a disegno, accoppiandoli ad un liner secondario che non viene tagliato e li rende disponibili in serie continue su fogli o rotoli.
Realizzare un nastro adesivo con un liner debordante o dotato di linguetta in modo che si possa agevolarne la rimozione nel momento dell’uso.
Sbobinare un rotolo di nastro adesivo per poi riavvolgerlo nella lunghezza definita oppure su un’anima di dimensioni diverse.
Rimozione del materiale di scarto nella produzione dei fustellati a disegno.
Ricavare rotoli di misura definita partendo da una bobina madre o da rotoli più grandi.

Norme per l'incollaggio

I nastri adesivi devono essere conservati nel loro imballaggio originale in un luogo asciutto, riparato dell’irraggiamento solare e a temperatura non superiore ai 30 °C e non inferiore ai 15 °C.
Pressione da applicare al nastro perpendicolarmente al substrato per l’adesione ottimale del nastro adesivo.
Intervallo di temperatura (dalla min. a max.) all’interno del quale un adesivo può essere applicato raggiungendo le prestazioni nominali.
Tempo necessario al consolidamento del legame fra adesivo e substrato (per il raggiungimento della massima prestazione dell’adesivo).
Le superfici di applicazione devono essere pulite e sgrassate con prodotti adeguati. Per effettuare la pulizia si può utilizzare alcol isopropilico, prodotto che non richiede aspirazione forzata perché non genera vapori tossici. Esistono casi specifici più complessi, come ad esempio la contaminazione di un componente da incollare con distaccanti da stampo, per i quali l’alcol isopropilico non sarebbe sufficiente e per i quali è necessario l’utilizzo di solventi potenti come ad esempio l’acetone. In questo caso devono essere adottate tutte le misure vigenti in materia di sicurezza sul lavoro.  
Le superfici devono essere asciutte e prive di polvere, olio, ossidi, agenti di rilascio e altri contaminanti. Una sufficiente energia superficiale è importante per ottenere buone forze di legame.

Sistemi adesivi e fattori di stress

I carichi dinamici differiscono dagli statici per la natura variabile delle forze applicate. La sollecitazione da carichi dinamici è superata più facilmente da un adesivo con supporto “flessibile”, in grado di ammortizzarne l’azione, estendendosi o comprimendosi, compensandola. 
Le vibrazioni agiscono in maniera degenerativa sui legami adesivi. La loro azione meccanica può rompere i legami. Adesivi “morbidi”, schiume adesive a bassa densità e schiume acriliche hanno una migliore resistenza alle vibrazioni perché hanno intrinseche capacità ammortizzanti di assorbimento. Come effetto secondario ne attutiscono anche gli effetti sul substrato.
Gli adesivi reagiscono ai carichi statici secondo alcune loro proprietà fisiche. Il legame si può “rompere” perché l’adesivo si delamina o dal supporto, o dal substrato, o per superamento delle caratteristiche specifiche di resistenza fisica del supporto, nel caso in cui l’adesivo ne sia dotato.

Solventi e prodotti per la pulizia

L'acetone è un chetone. I chetoni sono composti caratterizzati dalla presenza di un gruppo funzionale carbonile. Ha una polarità molto elevata che gli conferisce una determinata reattività chimica. L’acetone  è un liquido incolore e infiammabile con un odore caratteristico. E’ miscibile con acqua, etanolo ed etere e trova principalmente impiego come solvente.
L'alcool isopropilico è un alcol incolore con un forte odore caratteristico. E’ usato comunemente come detergente,  solvente e come additivo industriale; è anche un ottimo sgrassante.

Specifiche tecniche degli adesivi

L’adesione è lo stato in cui 2 superfici sono tenute insieme da forze di connessione. Si definisce come “PEEL a 180°” quando la forza di distacco è applicata lungo la superficie di contatto fra nastro e substrato e come “PEEL a 90°” quando la forza di distacco è perpendicolare alla superficie di contatto fra nastro e substrato.
Con riferimento agli adesivi termoattivabili, è la temperatura alla quale cambiano di stato, diventando attivi.
Intervallo di temperatura all’interno del quale un adesivo applicato mantiene inalterate le sue prestazioni di adesione (al termine della fase di riposo).
Intervallo di temperatura (dalla min. a max.) all’interno del quale un adesivo può essere applicato raggiungendo le prestazioni nominali.
Tempo necessario al consolidamento del legame fra adesivo e substrato (per il raggiungimento della massima prestazione dell’adesivo).
Pressione da applicare al nastro perpendicolarmente al substrato per l’adesione ottimale del nastro adesivo.
Misura dell’adesione iniziale dell’adesivo determinata tramite la forza necessaria al distacco alla velocità stabilita di 300 mm/minuto di una specifica porzione di nastro da una data superficie alla quale viene fatto aderire in mancanza di pressione significativa.
Misura dell’adesione iniziale di un adesivo determinata dalla distanza percorsa da una pallina in acciaio di peso ed energia determinate fatta rotolare sulla superficie adesiva del nastro fino al punto di arresto. Più bassa è la distanza percorsa maggiore sarà l’adesività iniziale.
Misura la capacità di un nastro di resistere all’applicazione di una forza di taglio statica (un determinato peso applicato alla sua estremità libera). Si misura in mm di scivolamento del campione di adesivo dal substrato dove viene applicato oppure come tempo nel quale avviene il distacco completo del campione (se il distacco completo avviene prima del termine del test).
E’ la misura della capacità di resistenza di un nastro biadesivo ad una forza di taglio dinamica. Il carico (forza) viene applicato tirando in direzione opposta 2 piastrine di alluminio giuntate fra loro con un nastro biadesivo di 25 mm di larghezza e 25 di altezza (superficie totale 625 mm²). Il suo valore è dato dal picco raggiunto prima del momento cui il legame si spezza e le piastrine si separano.
E’ la forza necessaria per srotolare con un angolo di 180° un nastro adesivo dal proprio dorso.
Percentuale di incremento della lunghezza originale del nastro che misura il suo punto di rottura.
Peso per unità di superficie, può essere riferito al supporto, all’adesivo, al liner.
Spessore del nastro, inteso come supporto + strati adesivi.
Forza applicata ad un nastro di determinata larghezza perché si arrivi al suo punto di rottura.

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